Nella odierna realtà medica , il rapporto medico – paziente è da considerarsi uno strumento tecnico di enorme importanza in ogni tipo di attività clinica ; ciò è dovuto al fatto che una buona relazione medico – paziente agisce spesso come fattore curativo influenzando talvolta direttamente e talvolta indirettamente l’intero quadro dei processi e delle attività coinvolte nell’azione clinica e , in particolare , i risultati che si ottengono nel processo di guarigione . Si può sostenere che il medico è colui che nella relazione con il suo paziente può innescare questo meccanismo , ovviamente, andando anche a realizzare i suoi obbiettivi clinici .
Perché si stabilisca una buona relazione è necessaria l’empatia fra medico e paziente . L’empatia è la capacità di comprendere cosa l’altra persona sta provando ed ad essa sono concettualmente correlate l’apatia , la simpatia e l’antipatia . In pratica l’empatia richiede la capacità di “entrare” nella persona che ci è di fronte e cercare di scoprire le emozioni che l’altra prova , nonché l’esatta interpretazione verbale e non verbale di ciò che in essa si esprime . A tal proposito è bene ricordare che qualunque comportamento umano costituisce una comunicazione che può essere verbale e non verbale . La comunicazione verbale è rappresentata da ciò che diciamo , quella non verbale del modo in cui ci esprimiamo .
Facciamo un esempio per meglio capirci : se io dico ad una persona , in modo serio , “sei un cretino” , questa mia affermazione viene interpretata come una offesa ; se io dico ridendo la stessa frase , questa viene interpretata come una battuta scherzosa . Pertanto , al momento di stabilire una relazione terapeutica , che solitamente avviene durante la prima visita , è fondamentale prestare attenzione a quello che si dice e come lo si esprime . Per il medico , è importante porre l’attenzione su : espressioni del viso , atteggiamenti , pause , silenzi , riso , trucco e abbigliamento del paziente che è al suo cospetto . Bisogna pertanto essere consapevoli che la comunicazione è a doppio senso : se è vero che il paziente manda dei messaggi al proprio medico è vero anche il contrario . Infatti esistono , come sostiene un neurofisiologo, dei “neuroni specchio” che sono una classe di neuroni che si attiva sia quando compiamo una azione , sia quando osserviamo un’altra persona che compie la stessa azione .
Il modo in cui il medico , l’odontoiatra e il personale dello studio si relazionano con il paziente , l’efficienza dell’organizzazione ( puntualità , ordine , pulizia , cortesia , privacy ) sono tutti messaggi fondamentali che il paziente recepisce immediatamente , al momento della prima visita, e sono indispensabili e fondamentali per stabilire una corretta relazione terapeutica . Non a caso , per noi medici , esistono numerosi corsi di formazione che ci insegnano metodiche di comunicazione e uno dei metodi maggiormente proposti è la Programmazione Neuro Linguistica ( PNL ) che nasce dagli studi effettuati sul modo di operare del Dr. Milton Erickson , un famoso psichiatra e psicoterapeuta americano che attraverso particolari dati , assimilati durante la sua personale storia di sofferenza fisica e mentale , riusciva a creare una propria e proficua relazione terapeutica con i suoi pazienti . Egli era in grado , utilizzando parole e gesti appropriati , di ottenere un cambiamento del comportamento del paziente stesso ed indurlo , più facilmente , alla guarigione .
Questo modello terapeutico ( PNL ) ha lo scopo di insegnare a noi medici come agire sul comportamento dei nostri pazienti ma in sostanza ci insegna una cosa fondamentale : chi ha realmente sofferto è in grado di comprendere cosa è la malattia e la sofferenza .
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